Dopo più di cinquant’anni è stato ritrovato a Mosca e riconsegnato agli eredi il dattiloscritto originale di Vita e destino di Vasilij Grossman, sottrattogli dal KGB nel 1961.

Ecco il commento del prof. Giuseppe Ghini pubblicato su Il Giornale di oggi:

Dopo oltre 50 anni, dagli archivi dell’ex KGB, ora rinominata FSB, emerge il manoscritto di Vita e destino, il capolavoro di Vasilij Grossman, uno dei romanzi più affascinanti e veri scritti in epoca sovietica.

Nel corso di una solenne presentazione, con il ministro della Cultura, il vice direttore dei Servizi di sicurezza ha consegnato alla figlia dello scrittore 13 scatole contenenti oltre 11mila fogli manoscritti confiscati a Grossman il 14 febbraio 1961. Nelle scatole c’è l’ultima versione del romanzo con le varianti dell’autore, diverse copie dattiloscritte confiscate agli amici, migliaia di fogli di appunti, varianti. Come ha detto la figlia, all’atto della confisca Grossman consegnò docilmente il materiale. Soltanto poi si rese conto che il vento della destalinizzazione kruscioviana era calato e che la «presa in custodia» dei manoscritti era una «confisca». Grossman tentò ancora di far pubblicare il libro, consegnò qualche breve scritto alle riviste sovietiche, ma soprattutto si dedicò a Tutto scorre, l’altro suo grande romanzo.

Vita e destino, nonostante tutto, uscì. Grossman aveva consegnato altre due copie ad amici fidati. Uno, Semen Lipkin, microfilmò il romanzo e lo trasmise in Occidente con l’aiuto di Andrej Sacharov: nell’80 Vita e destino apparve prima in Svizzera, poi in altri Paesi. Durante la Perestrojka, nell’88, venne pubblicato anche in Unione Sovietica, ma «purgato». Solo nel ’90 i russi lessero la versione di Lipkin.
Che l’archivio di uno scrittore come Grossman veda la luce è un evento culturale; ancor più se questo avviene a seguito della restituzione delle carte da parte dei Servizi segreti di uno Stato totalitario alla famiglia. Più difficile è capire se il materiale porterà a una versione più ampia e ricca del romanzo. In ogni caso, quella confiscata è la copia che contiene l’ultima volontà dello scrittore e, come tale, è la copia che filologicamente va considerata definitiva. Per gli studiosi si apre un nuovo capitolo: centinaia di fogli manoscritti pieni di varianti, cancellature, ripensamenti permettono di entrare nel “laboratorio artistico” di uno scrittore. Ma nei lettori si affaccia un’altra speranza: 11mila fogli manoscritti potrebbero rivelare qualcosa di nuovo, qualche scritto requisito dal colonnello del KGB, e ora restituito alla vita. Speriamo!