Biografia

a cura di Pietro Tosco

1905 – Vasilij Semënovič Grossman nasce il 12 dicembre a Berdičev da Semën Osipovič (1870-1956) e Ekaterina Savel’evna (1871-1941). Il nome originario è Iosif Salomonovich che viene subito «russificato».
I genitori provengono da famiglie di mercanti ebrei. Si incontrano in Svizzera, dove probabilmente si sposano, e poi tornano in Ucraina. Il padre è ingegnere chimico, la madre insegna francese. È una famiglia ebrea di cultura russa.

1910-1912 ca. – Grossman passa alcuni anni, dei quali mancano le datazioni precise, in Svizzera, frequentando probabilmente la scuola locale. I genitori si separano in questi anni. Al ritorno a Berdičev, madre e figlio si trasferiscono nella casa della sorella di lei, Anjuta e di suo marito David Šerencis, celebre medico e filantropo della città.

1914 – Si iscrive al Liceo Moderno di Kiev, città nella quale si trasferisce con la madre che sopravvive dando lezioni di francese.

1918 ca. – Allo scoppio della guerra civile torna con la madre a Berdičev dove prosegue gli studi e lavora.

1920-1922 – La grande carestia e la guerra civile straziano il paese e l’Ucraina in particolare. Durante questo periodo si scatenano forti pogrom anti-ebraici. Grossman a lungo attribuirà al regime sovietico il merito di avere posto termine a queste persecuzioni.

1921-1923 – Si iscrive all’Alta Scuola dell’Educazione Nazionale di Kiev. Il dottor Šerencis smette di contribuire alla sua educazione e la madre ricorre al padre di Vasilij. Padre e figlio vivono insieme a Kiev per i due anni nei quali Vasilij compie la sua istruzione secondaria.

1923 – Nell’autunno si iscrive all’Università Statale «Lomonosov» di Mosca presso la sezione di Chimica della Facoltà di Fisica-Matematica.

1924-1929 – Frequenta l’Università senza dedicarsi con assiduità allo studio. Vive dei pochi rubli che suo padre gli manda ogni mese. Con somma preoccupazione dei suoi genitori, perde nel corso degli anni l’interesse alla chimica e alla scienza in generale, mentre cresce in lui la passione per la letteratura e le «questioni sociali». In questo influisce molto il rapporto con la cugina Nadja Almaz, di cinque anni più vecchia di Vasilij, membro del Partito Comunista e assistente personale di Solomon Lozovskij, capo del Profintern.

1928 – In una vacanza a Kiev per il capodanno ritrova la compagna di scuola Anna Pëtrovna Macuk (Galja). Si sposa con lei dopo qualche mese. Di fatto, i coniugi non vivono insieme perché Galja non abbandona gli studi e il lavoro a Kiev e Grossman non ha ancora terminato gli studi e rimane a Mosca.
Nel maggio e nel giugno dello stesso anno partecipa a una missione di giovani attivisti di partito in Uzbekistan. Al suo ritorno, il 7 luglio del 1928 pubblica il suo primo articolo, che tratta di una fattoria collettivizzata in Uzbekistan, sulla «Naša gazeta». Il 13 luglio un altro articolo compare sulla «Pravda».

1929 – Firma un contratto con il settimanale «Ogonëk» per il saggio Berdičev ne v šutku a vserëz (Berdičev non per scherzo, ma sul serio). Nel saggio difende il contributo della comunità ebraica alla vittoria comunista nella guerra civile in nome della «fratellanza universale» e cerca di sfatare l’idea del ricco speculatore ebreo intento solo ai suoi affari.
Nell’estate compie il tirocinio obbligatorio per la laurea presso una fabbrica di sapone. Si laurea a dicembre del 1929.

1930 – In gennaio nasce sua figlia Ekaterina Vasilievna. La bambina viene presto mandata a Berdičev dalla nonna Ekaterina Savel’evna, che la crescerà e la educherà.
Grazie all’interessamento di suo padre, Grossman riesce a farsi assumere presso l’Istituto di Patologia e della Salute dei Lavoratori a Stalino, e si trasferisce nel Donbass. Galja non segue il marito e continua a vivere a Kiev.

1932 – Gli viene diagnosticata un’incipiente tubercolosi e nel febbraio viene mandato al sanatorio di Sukhumi in Georgia. La diagnosi è errata, ma Grossman la utilizza per abbandonare il Donbass e ritornare a Mosca. Divorzia da Galja.
A Mosca vive presso la cugina Nadja e ottiene un posto come chimico presso la fabbrica di matite Sacco e Vanzetti.
Grossman scrive a Maksim Gor’kij inviandogli alcuni sui scritti tra cui Gljukauf, romanzo sulla vita dei minatori nel Donbass. Gor’kij firma una revisione di Gljukauf nel complesso positiva ma con molte contraddizioni e invita Grossman a una maggiore adesione al «realismo socialista».

1933 – Il 28 marzo la polizia segreta (OGPU) arresta la cugina Nadja con l’accusa di trockijsmo. Grossman viene interrogato. In giugno Nadja viene espulsa dal Partito ed esiliata per tre anni ad Astrachan’. Sarà poi condannata a tre ulteriori anni «di rieducazione» da scontarsi presso il lager di Vorkuta-Pečersk. Durante l’esilio Grossman corrisponde con lei e la va a trovare nel settembre 1934.
Grossman rielabora il manoscritto di Gljukauf.

1934 – Il nuovo manoscritto di Gljukauf viene accettato per la pubblicazione. Ad aprile la rivista «Literaturnaja Gazeta» pubblica il racconto V gorode Berdičeve (Nella città di Berdičev), ambientato nella sua città natale durante la guerra civile. Il racconto è molto apprezzato e consacra il successo di Grossman. Queste pubblicazioni fruttano all’autore compensi abbastanza rilevanti.
Gor’kij lo invita a casa sua il 5 maggio, incontro che sancisce la sua fama di scrittore. Gor’kij fa pubblicare Gljukauf nell’almanacco «God XVI» e lo scrittore viene incluso nel volume Personaggi del secondo piano quinquennale. Grossman entra così a far parte dell’élite letteraria sovietica di cui gode vantaggi e favori. Dal 1934 al 1936 pubblica due libri di racconti: Sčast’e (Felicità) e Četyre dnja (Quattro giorni).

1935 – Nell’estate si lega sentimentalmente con Ol’ga Michajlovna Guber di cinque anni più vecchia di lui, sposata e con due bambini, il cui marito Boris Guber Grossman aveva conosciuto nel disciolto gruppo letterario «Pereval». In ottobre Ol’ga Michajlovna lascia il marito e comincia a vivere con lo scrittore. I figli rimangono in custodia al padre.

1936 – Il 25 maggio Ol’ga Michajlovna divorzia da Guber e tre giorni dopo, il 28 maggio, formalizza il matrimonio con Grossman. I coniugi si trasferiscono nell’appartamento della sorella di Ol’ga, Evgenija (Ženja) nel quartiere dell’Arbat.

1937 – Boris Guber viene arrestato e fucilato. Grossman diventa membro dell’Unione degli Scrittori Sovietici. Firma una lettera congiunta di condanna al cosiddetto «complotto Trockij- Bucharin» pubblicata sulla «Literaturnaja gazeta» il 15 giugno.

1938 – Il 7 febbraio Ol’ga Michajlovna viene arrestata in quanto moglie di Guber. Grossman decide di adottare i due figli di lei, Fëdor e Michail, per non farli finire nei campi speciali per i figli dei «nemici del popolo» e il 28 febbraio si sottopone agli interrogatori dell’NKVD per convincere i funzionari dello status della moglie e della sua estraneità alle vicende del primo marito. Scrive anche una lettera a Nikolaj Ežov. Ol’ga Michajlovna viene rilasciata. Durante il Grande Terrore staliniano molti amici e parenti meno stretti di Grossman – tra cui il dottor Šerencis – sono arrestati e condannati.

1937-1940 – Grossman si dedica interamente al suo primo grande romanzo-epopea, Stepan Kol’čugin, che viene pubblicato a puntate tra il 1937 e il 1940, e che rimarrà incompleto.

1941 – Il 22 giugno 1941 la Germania nazista invade l’Unione Sovietica. È l’inizio della «Grande guerra patriottica».
Grossman a Mosca s’arruola volontario. Data la sua posizione sociale e la sua professione, viene impiegato come Corrispondente Speciale di guerra per conto del giornale dell’Armata Rossa «Krasnaja Zvezda» (Stella Rossa). Il suo superiore ed editore capo è il generale David Ortenberg. Il 5 agosto viene destinato al fronte centrale.
La moglie e i figli sono evacuati a Čistopol’ insieme agli altri parenti dei membri dell’Unione degli scrittori.
La madre di Grossman rimane a Berdičev, mentre la figlia ritorna dalla madre Galja, che si è risposata, sfuggendo così alla persecuzione nazista. Berdičev cade in mano ai tedeschi il 7 luglio. Il 14-15 settembre Ekaterina Vasil’evna viene uccisa dalle SS a Berdičev insieme ad altri 20.000 ebrei.
Grossman ebbe il «battesimo del fuoco» a Brjansk, una delle prime città ad essere prese dalla Wehrmacht, poi assistette alla caduta di Orel, e da lì assistette alla graduale disfatta dell’Armata Rossa nel primo anno di guerra.

1942 – I reportages di Grossman (il primo è del 20 dicembre 1941) sono molto apprezzati. Nella primavera Ortenberg regala a Grossman una licenza premio per finire il romanzo breve Narod bessmerten (Il popolo è immortale), trasposizione in forma letteraria delle sue esperienze belliche. Il romanzo viene pubblicato tra luglio e agosto su «Krasnaja Zvezda» ottenendo un incredibile successo.
Dopo la licenza viene è destinato al fronte sud-occidentale e arriva a Stalingrado alla fine di agosto, nel pieno dell’offensiva tedesca comandata da Friedrich Paulus. In settembre comincia il combattimento cittadino.
In ottobre Grossman chiede e ottiene il permesso di attraversare il Volga, raggiungendo i soldati in prima linea, a differenza di molti corrispondenti, dirigenti di partito e commissari, che si fermano al sicuro sulla riva est. Qui Grossman diventa uno scrittore di fama nazionale: i suoi articoli sono letti ovunque e descrivono con profondità l’eroismo dei soldati dell’Armata Rossa, che considerano Grossman come uno di loro. Dai quartieri generali fino all’ultima trincea Grossman può muoversi liberamente, ottenendo così materiale di prima mano del quale nessun altro cronista può godere. A Stalingrado, paradossalmente, Grossman si sente «finalmente libero» di essere se stesso.
A Čistopol’, nel frattempo, per lo scoppio di un proiettile di fronte alla porta del commissariato di leva muore Michail, il figlio maggiore di Ol’ga Michajlovna.

1943 – Grossman lascia Stalingrado il 3 gennaio, su ordine di Ortenberg. Konstantin Simonov lo sostituisce. Il Feldmaresciallo Paulus firma la resa il 31 gennaio. Grossman è assegnato al 1° fronte ucraino. Il 4 luglio assiste all’immensa battaglia tra carri armati presso Kursk. Nell’avanzata da Kursk a Berdičev Grossman inizia a rendersi conto dell’estensione dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti. Alla fine dell’anno Grossman giunge con l’Armata Rossa a Kiev.
Il’ja Èrenburg lo invita a partecipare alla Commissione letteraria del Comitato antifascista ebraico, che si è costituito nell’estate del 1941. Grossman comincia a partecipare attivamente ai lavori per la stesura del Čërnaja Kniga (Libro nero), un insieme di saggi che devono documentare il massacro nazista degli ebrei nei territori sovietici. Il libro non vedrà mai la luce in Unione Sovietica e Grossman non lo vedrà mai stampato.
Grossman inizia la stesura di un romanzo-epopea sulla battaglia di Stalingrado.

1944 – In gennaio si reca a Berdičev dove scopre i tumuli delle fosse comuni nelle quali ci deve essere anche il corpo di sua madre. Da questo momento, la sua ebraicità emergerà sempre di più come problema e come compito. Il suo lavoro di inchiesta sul massacro di Berdičev confluirà nel Libro Nero.
In agosto entra con le truppe dell’Armata Rossa a Treblinka, il campo di sterminio che i nazisti avevano già distrutto dopo una rivolta degli internati. Grossman svolge un lavoro di indagine molto accurato, che confluisce nel saggio Treblinskij ad (L’inferno di Treblinka) pubblicato da «Znamja» nel novembre del 1944 (fu poi consegnato ai membri del collegio d’accusa al processo di Norimberga dal procuratore militare sovietico).
Grossman segue le truppe dell’Armata Rossa a Varsavia e poi in territorio tedesco.

1945 – Viene assegnato al quartier generale del Colonnello Generale Berzarin. Il 26 aprile entra a Berlino. Ai primi di giugno torna a Mosca e si ritira in campagna dove si ferma quasi un anno per riprendersi dall’esaurimento nervoso dovuto alla tensione della guerra. In agosto smette di lavorare per «Krasnaja Zvezda». In autunno viene congedato. Diventa direttore del progetto del Libro nero.

1946 – Dopo la guerra una raccolta di articoli e racconti (scritti tra 1941 e il 1945) viene pubblicata a Mosca con il titolo Gody Voiny (Anni di guerra). I suoi diari dal fronte però non vengono pubblicati.
In luglio esce su «Znamja» il testo teatrale Esli verit’ pifagorejcam. Il 14 agosto viene pubblicato il decreto del Comitato Centrale che inizia la campagna contro il «cosmopolitismo», accusa con la quale vengono perseguitati gli ebrei in Unione Sovietica fino alla morte di Stalin. A settembre sulla stampa Grossman viene accusato di «errori ideologici» per la pièce Se si crede ai Pitagorici.

1946–1949 Lavora a tempo pieno alla stesura del romanzo su Stalingrado, che vuole intitolare proprio Stalingrad.

1948 – A gennaio viene assassinato il presidente del Comitato antifascista ebraico Michoels, il Comitato viene sciolto e i suoi componenti arrestati sotto l’accusa di alto tradimento e «nazionalismo ebraico». L’anno precedente il Libro Nero era stato sequestrato mentre era in corso di stampa. Nel 1952 il gruppo dirigente verrà interamente fucilato al termine di un processo segreto, al quale Grossman non è coinvolto.
Escono brani del libro su Stalingrado su «Ogonëk» e «Krasnaja Zvezda».

1949-1952 – Il manoscritto di Stalingrad viene consegnato alla rivista «Novyj mir» nell’agosto del 1949. Da quel momento cominciano per Grossman tre anni di «lotta» per ottenerne la pubblicazione, una lotta combattuta su più fronti: con il comitato di redazione della rivista, con i dirigenti dell’Unione degli scrittori e con gli organi del Partito. Pur con molte contraddizioni, ad appoggiare il romanzo sono soprattutto Aleksandr Fadeev e Aleksandr Tvardovskij. Grossman deve sottostare a tutta una serie di modifiche e del romanzo sono conservate ben 12 varianti.

1952 – Da luglio ad ottobre, in quattro numeri consecutivi (7-10), «Novyj Mir» pubblica finalmente il romanzo. Il titolo originario viene cambiato in Za pravoe delo (Per una giusta causa), tratto da una celebre espressione di Molotov.
Il romanzo ha immediatamente un grande successo e diversi quotidiani ne fanno entusiastici elogi. In ottobre, una riunione dell’Unione degli scrittori, su espressa indicazione di Aleksandr Fadeev, dovrebbe proporre il romanzo per il premio Stalin.

1953 – Nel clima avvelenato dei falsi processi contro i medici ebrei, Grossman inizia a subire una serie di attacchi. Il 13 febbraio Michail Bubennov, lo critica duramente in un articolo sulla «Pravda»: nel libro mancano figure di eroici combattenti sovietici ed è come se non fosse il partito a determinare la vittoria ma le azioni e le decisioni dei singoli individui. Altre critiche compaiono su «Izvestija» a nome di Marietta Šaginjan. Fadeev, Tvardovskij e la redazione di «Novyj Mir» fanno pubblica confessione di aver sbagliato a pubblicare il romanzo. Le accuse a Grossman sono di carattere politico e la situazione diventa molto tesa.
In questo momento di grande tensione Grossman sottoscrive una lettera collettiva, insieme ad  altri insigni «cittadini ebrei», in cui si chiede di punire i protagonisti del cosiddetto «complotto dei medici ebrei». La lettera doveva essere pubblicata sulla «Pravda» per volere di Stalin.
L’improvvisa morte di Stalin mette fine a questa complessa situazione.
Il progetto del romanzo-epopea su Stalingrado continua e Grossman si mette subito a lavorare alla seconda parte del libro.

1954Per una giusta causa è pubblicato in volume. È un grande successo di pubblico e di critica. Il romanzo viene ripubblicato diverse volte, e comincia per Grossman un periodo molto favorevole. Vengono pubblicate antologie e collezioni delle storie e dei racconti degli anni ’30 e ’40, e viene rieditato più volte anche Stepan Kolčugin.

1955 – Grossman è insignito dell’importante decorazione «La bandiera del lavoro».

1956 – Muore suo padre Semën Osipovič. Tra il 1955 e il 1956 mette giù il nucleo della povest’ Vsë tečët… (Tutto scorre…) che racconta il ritorno alla vita quotidiana di un detenuto del Gulag.

1955-1960 – Grossman si dedica interamente alla stesura di Žizn’ i sud’ba (Vita e destino), la prosecuzione di Per una giusta causa. Complice il «disgelo» del nuovo corso politico inaugurato da Nikita Chruščëv e la «destalinizzazione», Grossman nel nuovo libro osa molto, in esso inserisce in forma artistica tutte le sue esperienze e porta alle estreme conseguenze le riflessioni sulla società sovietica.
A metà degli anni ’50 stringe una relazione con Ekaterina Vasil’evna Zabolockaja, moglie dello scrittore Nikolaj Zabolockj. Per un certo periodo Grossman e Ekaterina Vasil’evna si trasferiscono e vivono insieme in un appartamento sul Lomonosovskij Prospekt. Grossman non ha tuttavia intenzione di separarsi dalla moglie e torna spesso a lavorare nel vecchio appartamento dove Ol’ga Michajlovna vive con il figlio Fëdor e la nuora Irina. Nel 1958 Grossman torna a vivere con la moglie.

1960 – Grossman ultima la seconda parte del romanzo-epopea. Decide di pubblicare Vita e destino sulla rivista «Znamja» e non su «Novyj Mir», a causa dei passati dissidi con il comitato di redazione. Brevi frammenti sui principali giornali letterari ne annunciano la prossima pubblicazione.
L’ultima parola sulla pubblicazione spetta al comitato di redazione della rivista «Znamja» e al suo direttore Vadim Koževnikov. La decisone finale di non pubblicarlo per «gravi errori politici» viene presa alla seduta del comitato di redazione del 19 dicembre. Grossman alla seduta non è presente.

1961 – Il 5 gennaio 1961 Grossman riceve dalla redazione una lettera nella quale si dice che il romanzo è «inadatto alla stampa» per «motivi ideologico-politici». Grossman risponde con una lettera in cui esprime tutta la sua amarezza.
Il 14 febbraio tre ufficiali del KGB perquisiscono il suo appartamento e sequestrano tutto ciò che si riferisce al manoscritto di Vita e destino, comprese la carta a carbone e le bobine di inchiostro della macchina da scrivere. Vengono prese anche le copie depositate presso il cugino Viktor Šerencis e la dattilografa Anna Salomonovna Bauer, un altro dattilografo amico della figlia Katja e nell’appartamento del Lomonosovskij Prospekt. Anche Grossman viene portato via per accertamenti, ma viene subito rilasciato.
La carriera dello scrittore è distrutta.
Grossman consegna ad Anna Berzer, redattrice di «Novyj Mir» alcuni racconti. La Berzer riesce a farli pubblicare, due su «Novyj Mir» – Doroga (La strada) e Neskol’ko pečal’nych dnej (Alcuni tristi giorni) – e due su «Moskva» – Los’ (L’alce) e Molodaja i staraja (La vecchia e la giovane).
In novembre parte per l’Armenia, dove ha un contratto per curare la traduzione russa di un romanzo armeno. Torna a Mosca due mesi più tardi. Scrive degli appunti di viaggio – dovevano intitoalrsi Putevye zapiski požilogo čeloveka (Appunti di viaggio di un vecchio uomo) – che usciranno postumi con il titolo Dobro vam! (Il bene sia con voi!).

1962 – Il 23 febbraio scrive una lettera al Segretario del PCUS, Nikita Chruščëv per riavere il manoscritto. Come risposta, viene ricevuto a luglio da Michajl Suslov, membro del Presidium del Soviet Supremo e principale ideologo del Partito, che nega definitivamente la pubblicazione.
In questo stesso periodo si dedica al completamento del manoscritto di Tutto scorre…, aggiungendo alla narrazione principale molte pagine di acute e amare riflessioni storiche e politiche, sulla società sovietica, su Lenin e Stalin, e sulla Carestia in Ucraina degli anni Trenta. Grossman non scrive più per la pubblicazione e Tutto scorre… è un’opera scritta «per il cassetto».

1963 – Soffre di continui dolori. In maggio gli viene asportato un rene. Gli viene diagnosticato un tumore.

1964 – Nell’estate del 1964 viene ricoverato nell’ospedale Pervogradskaja sul Leninskij Prospekt. Chiede di essere sepolto nel cimitero ebraico di Vostrjakovo. Muore il 14 settembre di cancro allo stomaco assistito da Ol’ga Michajlovna. Contrariamente al suo volere, le sue ceneri vengono sepolte nel cimitero Troekurovskoe, filiale del cimitero Novodevič’e.