Storia del manoscritto
a cura di Pietro Tosco
Vasilij Grossman segue una medesima strategia per preservare dalla distruzione i suoi ultimi due manoscritti, Vita e destino e Tutto scorre…: di entrambi nasconde due copie che vengono affidate a diversi amici. Ciascuno di essi ignora l’esistenza dell’altra copia.
Il manoscritto di Vita e destino, in una copia dattiloscritta non definitiva, viene consegnato da Grossman a Semën Lipkin nel 1960. All’insaputa di Lipkin, Grossman nasconde un’altra copia dattiloscritta, con alcune correzioni autografe, presso Lëlja Dominikina, una vecchia amica dei tempi dell’Università. Nell’autunno del 1960 sposta questa seconda copia, ritirandola da Lëlja e affidandola a Vjačeslav Ivanovič Loboda, un vecchio amico d’infanzia conosciuto a Kiev e ritrovato a Mosca all’Università. Loboda conserva il manoscritto a casa sua nella piccola cittadina di Malojaroslavec, a 150 km da Mosca.
Nell’estate del 1964, quando viene ricoverato in ospedale, Grossman porta con sé il manoscritto definitivo di Tutto scorre… e lo affida a Ekaterina Vasil’evna Zabolockaja.
Nel 1970 a Francoforte il breve romanzo viene pubblicato dalla casa editrice «Posev», ma non secondo la versione in possesso della Zabolockaja. Come per Vita e destino, Grossman aveva quindi lasciato un’altra copia del suo manoscritto a qualche conoscente che è poi riuscito a diffonderlo usando i canali del tamizdat. La copia della Zabolockaja sarà consultata per l’edizione di «Oktjabr’» del 1988 e poi consegnata nel 1992 ai coniugi John e Carol Garrard. È ora custodita presso la Houghton Library di Harvard.
Per quanto riguarda Vita e destino, data la stretta attenzione del KGB alla vicenda Grossman anche dopo la morte dell’autore, solo nel 1974 Lipkin riesce a trovare un canale per “contrabbandare” all’estero il manoscritto. Lo affida a Vladimir Voinovič, un giovane scrittore che aveva rapporti con l’Occidente.
Voinovič fotografa interamente il romanzo, ma teme che la qualità della stampa non sia buona e decide quindi di farne una seconda copia. Inoltre teme che la permanenza del manoscritto a casa propria possa diventare pericolosa. Si rivolge pertanto ad Andrej Sacharov, la cui casa è considerata più sicura. Con l’aiuto di sua moglie Elena Bonner, Sacharov realizza una seconda copia fotografica. La provvisorietà dell’impianto fotografico “casalingo” fa sì che molte immagini vengano mosse.
Voinovič riesce in qualche modo a diffondere clandestinamente le due copie di pellicole in Occidente. Aspetta per anni un esito positivo dall’Ovest, ma vengono pubblicati solo alcuni estratti su riviste dell’esilio. Temendo che le copie che ha fatto circolare siano illeggibili, decide di farne una terza copia, chiedendo di nuovo a Lipkin il manoscritto.
Per fare espatriare il romanzo Voinovič questa volta si rivolge a Rosemarie Ziegler, slavista austriaca, che già aveva fatto circolare dei suoi manoscritti. La Ziegler si dovrà occupare non solo di far giungere il libro al di là del confine, ma anche della sua pubblicazione. Nel maggio del 1978 prende in consegna la pellicola e la affida, ancora a Mosca, al dott. Hans Marte, ex addetto culturale dell’amabasciata austriaca a Mosca. Marte si occupa di farlo arrivare a Vienna. Al suo ritorno nel 1979, la Ziegler recupera la pellicola e la consegna a Efim Etkind che è in Austria per un congresso. Egli dovrà trovare un editore che lo pubblichi prima in russo e poi lo si potrà tradurre.
In Occidente però non è facile trovare un editore perché ormai si è già detto molto sulla guerra e gli scritti di Solženicyn hanno già svelato tanti segreti della Russia sovietica. Alla fine Vladimir Dimitrijević, editore svizzero di nazionalità serba, direttore della casa editrice L’Age d’Homme di Losanna, accetta di pubblicare il manoscritto. Inizia quindi il difficile lavoro della lettura del testo perché la qualità del microfilm non è buona e molti passaggi risultano illeggibili. In questo lavoro è coadiuvato dallo stesso Etkind e da Simon Markiš. In questa fase di elaborazione gli editori dispongono anche di un ulteriore microfilm del quale rimangono finora ignoti provenienza e tragitto, anche se dalle reticenti ammissioni di alcuni dei protagonisti sembrerebbe provenire dagli stessi archivi dal KGB. Vita e destino viene pubblicato nel 1980 a Losanna: la versione del romanzo non è completa perché alcune parole sono rimaste illeggibili.
Nel 1983 esce la versione francese tradotta da Alexis Berelovič e Anne Coldefy-Faucard. In Italia, Vita e destino viene pubblicato nel 1984 per la casa editrice milanese Jaca Book con traduzione di Cristina Bongiorno.
In Unione Sovietica Vita e destino può essere pubblicato solo con l’avvento della perestroika gorbačëviana. Esce per la prima volta nel 1988, nei primi 4 numeri della rivista «Oktjabr’». La versione di questa edizione del romanzo è quella di Losanna ed è priva del capitolo 32 della seconda parte, dedicato alle riflessioni sull’ antisemitismo. Nel 1989 (n. 6) viene pubblicato anche Tutto scorre….
Il manoscritto che Grossman aveva affidato a Vjačeslav Loboda intanto è ancora nascosto a Malojaroslavec, custodito dalla moglie Vera Loboda, rimasta vedova. Alla fine del 1988, quando viene a sapere che il romanzo è stato stampato ufficialmente e che dunque il pericolo è cessato, la Loboda rintraccia il figlio adottivo di Grossman, Fëdor Guber, e gli consegna il “suo” manoscritto. La casa editrice «Knižnaja palata» sta per pubblicare la prima edizione russa in volume del romanzo e, quando Guber comunica agli editori di essere in possesso del manoscritto definitivo, la fase di elaborazione è ormai troppo avanzata. Di conseguenza la prima edizione è data alle stampe secondo il “vecchio” testo corredato di una nota finale che comunica ai lettori il nuovo ritrovamento e promette un’edizione integrale per l’anno successivo.
Nel 1989 esce in russo la prima edizione definitiva in volume di Vita e destino, Žizn’ i sud’ba, Knižnaja palata, Moskva, che riporta la dedica dell’autore che compariva solo nel “secondo” manoscritto: Posvjaščaetsja moej materi Ekaterine Savel’evne Grossman (Dedicato a mia madre Ekaterina Savel’evna Grossman).